Wednesday, February 3, 2010

Pluralità d'intenti


"Una moltitudine di comandanti non è mai una buona cosa, ci deve essere un solo dominatore, un solo re" (Omero)

Enrico Rossi, candidato del centro-sinistra alla presidenza della Regione Toscana si dice non contrario alla costruzione di inceneritori, in particolare, pare, quello che si costruirà vicino al nostro comune.
Non mi interessa entrare nell'argomento. Saranno i tecnici ad accertare (come hanno già fatto) se esiste un pericolo per la salute dei nostri concittadini. Io stesso ho scritto su questo blog che la Toscana non può essere solo bella. Il problema non è questo.

Il problema è l'anarchia che regna all'interno del Partito Democratico, il clima da guerra civile che si respira.
Sia ben chiaro neanche un problema di metodi. Il problema non è se si fanno o meno le primarie, il problema è che servono regole certe, chiare e condivise.
La verità è che, come mi ha detto un amico, che portare avanti la discussione sugli intenti programmatici in maniera decentrata territorialmente, spezzettandola ulteriormente in gruppi tematici non funziona. Questi gruppi si riducono spesso ad accozzaglie confuse e slegate dalla realtà, che litigano fra loro e al loro interno, oppure si perdono in lunghe liste di "no".

Mi ricordo ancora delle primarie: Bersani parlava soprattutto di lavoro, Marino soprattutto di laicità e ricerca, Franceschini parlava soprattutto di opposizione. Il fatto era che non si capiva cosa pensava Bersani della laicità e della ricerca (a parte i fatto che la Binetti lo odia, ma questa è una nota di merito), non si capiva cosa pensava Marino di lavoro, o cosa pensava Franceschini di tutti e due gli argomenti. Insomma, mancava qualcuno che avesse un opinione su tutto.
Non sono un generalista, ma credo che un politico senza una visione d'insieme sia come un playmaker che non ha visione di gioco. L'azione non parte e scattano i secondi (scusate la metafora cestistica).

Lo stesso Enrico Rossi ha detto cose belle ed importanti. Ha parlato della necessità di una rinascita economica a Viareggio; di tutela dell'ambiente a Lucca; di lavoro, giovani e politiche territoriali a Follonica; di unità programmatica a Firenze o di trasporti in Garfagnana. Spero un giorno di sentirgli dire tutte queste cose in un unico comizio.

Risultato: candidato presidente e giunta non sono d'accordo perchè non hanno discusso insieme della questione, per colpa di chi non è importante, tanto il costume è diffuso.
Non possiamo meravigliarci di perdere voti, come possiamo pretendere di ottenerne se gli elettori non capiscono cosa pensiamo? Ogni appuntamento ci presentiamo diversi, per questo facciamo fatica a farci capire. Non abbiamo unità/continuità di linguaggio.
I risultati dei gruppi tematici all'interno del PD sono spesso confusi, in contraddizione tra loro e privi di risvolti pratici. Ci serve un serio dibattito nazionale su tutti i temi sensibili: lavoro, immigrazione, ricerca, politiche giovanili, ambiente, politica estera ... che decida una linea che poi DEVE andare bene per tutti.

La citazione di Omero non vuole essere un incitamento alla monarchia elettiva di stampo berlusconiano. Non deve essere un uomo a comandare, ma una strategia programmatica, che una volta decisa democraticamente deve andare bene per tutti. Una strategia di lungo periodo che deve durare per anni, accordandola ad ogni appuntamento elettorale o congiuntura esterna, ma che non può essere rivoltata come un calzino ad ogni piè sospinto.
La nostra democrazia è rappresentativa, e il nostro partito deve essere rappresentativo per essere democratico. Molto spesso troppe voci fanno solo una gran confusione nella testa degli elettori.