Thursday, April 16, 2009

Tre porcellini

Alla fine il referendum non si farà il 7 giugno, ma nel weekend successivo o, più probabilmente, il 21, domenica di ballottaggio. Prima domanda: se era anticostituzionale il 7, perché non lo sarebbe il 21? Lo sa il cielo. In compenso, se si opterà per il terzo weekend, si dovrà modificare la legge che norma i referendum, che prevede come termine ultimo per la loro celebrazione il 15 giugno. Tre piccoli porcellin: il sistema elettorale, la decisione di fare saltare il referendum, lo spreco di centinaia di milioni di euro, ai tempi della crisi e in un momento difficile per il Paese. Si tratta della più limpida delle scelte partitocratiche: la Lega sa che in caso di raggiungimento e di prevalenza del sì ai tre quesiti, non solo salterebbe l'amato porcellum, che le consente di prendere i voti "a latere" rispetto a B, ma si metterebbe in discussione anche il suo ruolo da terzista, che la solleva da ogni responsabilità. Non importa che 800.000 cittadini e passa abbiano sottoscritto il referendum, previsto dall'ordinamento e garantito da un preciso riferimento costituzionale. Importa solo la difesa del fortino leghista, a tutti i costi. E, in questo caso, i costi sono alti. E i tre piccoli porcellini se la cantano e se la suonano. Chissà se arriverà il lupo.

Giuseppe Civati (*)

Thursday, April 9, 2009

Giovani Follonichesi uniti per l'Abruzzo

Sabato 11 Aprile, davanti ai supermercati di Follonica, unitariamente e in modo apolitico, si organizzano gazebi per la raccolta di generi alimentari per le popolazioni terremotate dell'abruzzo.

Per offrire la propria disponibilità contattare i seguenti indirizzi e-mail:


mirjam.giorgieri@gmail.com

gdfollonica@gmail.com

Grazie

Fermo immagine

Le foto più toccanti del terremoto in Abruzzo le trovate qui

Le strutture del partito a servizio dei terremotati

Le idee esposte dal segretario Pd sono buone e sono almeno tre. La prima è che i partiti sono grandi macchine con una presenza capillare sul territorio: uomini, strutture e mezzi.

Quindi perché non spostare le cucine da campo delle feste di partito e gli stand capaci di ospitare e sfamare migliaia di ospiti al giorno nelle zone abruzzesi colpite dal sisma per sfamare gli sfollati? E perché non chiamare a raccolta tra gli iscritti i volontari che possono essere più utili: dottori, infermieri, ingegneri, cuochi? La macchina di partito che risponde per prima è quella di Modena, che invierà due tensostrutture capaci di ospitare fino a 500 persone, con i tavoli e le sedie che di solito sono utilizzati nelle Feste dell’Unità di fine estate. Francesco Ori, organizzatore provinciale del Pd, spiega al Foglio che il camion è già pronto a partire, assieme a una squadra di volontari, dentro una colonna della Protezione civile, per non intralciare le operazioni di soccorso.

Ma i volontari saranno di più: Franceschini dice mille. E le cucine da campo 25, capaci di preparare diecimila pasti caldi al giorno. La seconda idea è che la risposta politica va data di concerto assieme alla maggioranza: “Siamo pronti ad accelerare al massimo i provvedimenti di governo che possono servire a superare l’emergenza”. Ovviamente, non sul resto: nel pomeriggio l’ostruzionismo dell’opposizione riesce a far stralciare le ronde dal decreto sulla sicurezza. Ma nessuno spazio per le polemiche. “Le personalità di stato che vanno a vedere il disastro? Lo fanno per la loro funzione”. Anche se – dice Franceschini – sarà necessario inserire disposizioni antisimiche nelle prossime leggi sull’edilizia, vedi piano casa: “Ho visto a Onna case distrutte con accanto edifici intatti, costruiti evidentemente con i criteri giusti”. La terza constatazione azzeccata è che le scosse sono soltanto l’inizio: il grande problema da risolvere sarà l’enorme area cittadina – il centro dell’Aquila conta 70 mila abitanti – resa inagibile a tempo indefinito.


Daniele Ranieri sul Foglio di oggi

Tuesday, April 7, 2009

Le macerie come nuovo punto di partenza

Conoscenza e rispetto della natura; sensibilità e cura per l'ambiente; tutela del paesaggio e ancor più della salute, della vita umana, di tanti destini in carne e ossa che in quel territorio incrociano la propria esistenza. Non c'è pietà per le vittime e per i sopravvissuti di questo o di altri terremoti, come di ogni disastro naturale, senza una consapevolezza profonda di un tale contesto e senza una conseguente, concreta, quotidiana assunzione di responsabilità.
Fuori oggi da una sterile polemica politica, non si può fare a meno tuttavia di registrare l'enorme distanza - propriamente culturale - fra un approccio di questo genere e il cosiddetto "piano-casa" recentemente varato dal governo di centrodestra, nel disperato tentativo di rilanciare l'attività edilizia. In un Malpaese che trema distruggendo - insieme a tante speranze e a tante vite - abitazioni, palazzi, ospedali, scuole e chiese, e dove ancora aspettano di essere ricostruiti gli edifici crollati nei precedenti terremoti come quello del Belice di quarant'anni fa, la priorità diventa invece la stanza in più, la mansarda o la veranda da aggiungere alla villa o alla villetta, in funzione di quel consumo del territorio che si configura come un saccheggio privato a danno del bene comune.
[...]
Ecco una grande occasione per rilanciare l'attività edilizia nell'interesse generale, non già al servizio della speculazione immobiliare ma semmai in funzione di un investimento umano e sociale sul territorio.
Con i 150 morti finora accertati, i mille e cinquecento feriti, i settantamila sfollati, i diecimila edifici crollati o danneggiati, il triste bollettino di guerra che arriva dall'Abruzzo interpella una volta di più le ragioni di un "ambientalismo sostenibile": cioè, pragmatico, costruttivo, effettivamente praticabile. Di fronte al primo cataclisma del nuovo millennio, quello schieramento composito e trasversale che vuole difendere l'immenso patrimonio naturale, storico e artistico dell'Italia dagli egoismi individuali, è chiamato a misurarsi più che mai con la sfida della concretezza. Superata l'era delle vecchie ideologie, rosse o verdi che fossero, ora c'è da impugnare la bandiera del realismo civile.