Tuesday, October 30, 2007

Il Cogeneratore di Scarlino

Questo intervento è stato fatto al Consiglio Comunale (aperto) di Follonica del 29 Ottobre 2007. Esso rappresenta per grandi linee l'attuale posizione Forum dei Giovani Democratici di Follonica su questo tema.

"Noi dei Forum siamo molto scettici circa la pratica della cogenerazione o termo-valorizzazione. Riteniamo che questa sia anti-economica, obsoleta tecnologicamente e che produca danni alla salute, rispetto a pratiche alternative di smaltimento dei rifiuti (vedi zero waste technology*) .

D’altra parte ci sembra che la scelta sia già stata presa e quindi per non cadere in un anacronismo politico e per essere pragmatici, noi cerchiamo di formulare delle proposte sul governo dell’attività di cogenerazione.
Ci preme comunque sottolineare che la nostra prima aspettativa nei confronti dell’amministrazione comunale sia che essa si adoperi, allorquando opportunità politiche, tecnologiche, economiche e sociali lo permettano, per la chiusura e lo smantellamento dell’impianto tout court.

Fino a quel momento, che speriamo e riteniamo non troppo lontano, chiediamo che il Cogeneratore di Scarlino sia gestito con modelli di governo che ricalchino quelli già assimilati in tutti i paesi avanzati per settori che riguardano l’interesse pubblico. In particolare, come già hanno fatto recentemente molti illustri esponenti del PD (come Enrico Letta e Pierluigi Bersani) noi chiediamo forme di accountability rigorose ed effettive. Il termine ‘accountability’, purtroppo intraducibile in italiano, si esplica nelle seguenti caratteristiche: controllo, trasparenza e pubblicità.

Controllo significa sostanzialmente controllo delle emissioni. Il controllo di queste deve essere svolto sia dagli organi istituzionali ma reso possibile anche ad enti indipendenti, fintanto questi non creino disturbo al normale funzionamento dell’impianto.
Controllo significa anche rispetto dei vincoli. A tal proposito abbiamo l’esempio negativo del cogeneratore di Brescia. Questo, che è il più grande cogeneratore d’Europa, è vincolato al fatto che certe sostanze dannose non superino una determinata percentuale sulla totalità del fumo emesso. Come risultato, è bastato rendere più fumose (e mai termine fu più appropriato) le emissioni o anche aggiungere un’ulteriore ciminiera per poter accrescere le sostanze dannose lecitamente emesse. Da altre parti invece si è seguito il vincolo di non superare un certa quantità di sostanze dannose per abitante, cioè stabilire un valore pro-capite di sostanze dannose che sarebbero senza problemi metabolizzate dal nostro organismo. Ora, non ci risulta che le emissioni di gas abbiamo particolari competenze statistiche tali per cui si distribuirebbero uniformemente nella popolazione. E per questo riteniamo anche questo vincolo ingenuo e inefficace. Riteniamo invece che i vincoli debbano essere definiti per quantità in assoluto, cioè per sostanze effettivamente emesse. Non vincoli in termini percentuali, né tanto meno in media, ma in assoluto.

Il secondo elemento che riteniamo necessario, come detto prima, è la trasparenza. I fatti campani della questione rifiuti testimoniano che, se la più grande impresa italiana (come definita da alcune analisi) - cioè la Mafia - ha interesse nel business dei rifiuti, fintanto da esporsi rilevantemente in termini mediatici, vuol dire che lo smaltimento dei rifiuti produce una gran quantità di soldi. A questo si aggiunge un secondo elemento: il cogenetatore verrà gestito dalla società Scarlino Energia spa che ha un’impronta profondamente politica, dato che vi partecipano sia il Comune di Scarlino sia la Provincia di Grosseto. Ora, soldi e politica nell’immaginario popolare (che poi non è così immaginario) sono percepiti come un mix catastrofico. Per cui, malgrado non è giuridicamente obbligatorio, è sicuramente opportuno politicamente assicurare che i bilanci, i piani industriali, le scelte imprenditoriali sinanche le procedure di nomina dei dirigenti siano accessibili gratuitamente ai cittadini. Riteniamo difatti che sia importante che il cittadino possa informarsi sull’attività di questo impianto, capirne le dinamiche, valutarne le scelte.

Infine, il terzo elemento che ci sentiamo di richiedere e che consigliamo caldamente a questa amministrazione è la pubblicità, nel senso di stimolare il dibattito pubblico. A tal proposito, nello spirito di una politica partecipativa, che sembra cara all’attuale giunta, l’amministrazione comunale dovrebbe istituzionalizzare, almeno - e sottolineo almeno - una volta l’anno un Consiglio comunale aperto dedicato completamente alla salute della cittadinanza e in cui la questione rifiuti sia sempre all’ordine del giorno. In tali occasioni poi si potrà intraprendere un dibattito politico sull’andamento della pratica di cogenerazione a Scarlino, facendo così anche riferimento ai dati e materiali che il controllo e la trasparenza nella gestione di questo potranno fornire. Inoltre chiediamo che sempre per temi di salute dei cittadini sia possibile attuare una procedura d’emergenza e leggera per convocare Consigli aperti. Questo significa periodi più brevi e procedure più semplici.

Concludiamo. Controllo, trasparenza e pubblicità possono essere i cardini su cui costruire un’amministrazione della "cosa pubblica" nuova e più vicina ai cittadini.


* L’alternativa consiste nella cosiddetta “zero waste technology” che ha come presupposto la riduzione dei rifiuti con interventi mirati ai produttori (come dimostrano le leggi da qualche anno varate in Germania), la riprogettazione dei beni di consumo in funzione della separazione e quindi del riutilizzo, e passa attraverso una raccolta differenziata spinta (70-80%) per poi concludersi nelle aziende di riciclo, nel trattamento meccanico a freddo dei rifiuti non riciclabili e infine, nel conferimento in discarica. Le discariche, quindi, come elemento comunque insostituibile: se non le rimpiazza l’inceneritore, non le abolisce neanche la ZWT, ma con una profonda differenza. Infatti, mentre nel primo caso vi andrebbe conferito materiale altamente tossico e nocivo, nel secondo, dopo opportuni trattamenti meccanici a freddo disponibili sul mercato solo da pochi anni (compressione, essiccazione, inodorizzazione etc…), vi andrebbe conferito materiale sostanzialmente inerte, che non creerebbe né percolato né cattivo odore.
Una raccolta differenziata molto spinta è un obbiettivo non utopistico. Lo dimostrano consorzi virtuosi come il Priula o comuni virtuosi come Capannori. I risultati raggiunti, inoltre, non hanno necessitato di una lunga catalisi: nel consorzio Priula si è passati dal 30% al 75% di differenziata in 2-3 anni. Ciò dimostra che le opere di sensibilizzazione, se portate avanti con convinzione, sono tutt’altro che inefficaci.
C’è chi, tra i sostenitori agli inceneritori, sostiene che l’incenerimento è necessario perché utile a smaltire la parte di rifiuto residuale al netto della differenziazione, propugnando quindi un modello di gestione di rifiuti che affianca all’inceneritore una raccolta differenziata spinta. Tale modello, però, entra in crisi per una sua contraddizione intrinseca: infatti, per poter sussistere la condizione di massimo rendimento (quindi economicità), la temperatura di combustione deve essere piuttosto alta, da cui segue la necessità di introdurre nel processo materiali ad alto potere calorifico. Questi sono plastiche, legno, carta: tutto materiale che si sottrae alla raccolta differenziata. Le due cose, inceneritore e raccolta differenziata, si inibiscono l’un l’altra.


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