Thursday, June 5, 2008

Il liberale illiberale (numero 1): la (fanta-)cordata italiana

La questione Alitalia continua a tenere banco su giornali e telegiornali nostrani soprattutto in merito al prestito ponte di 300 milioni di Euro (a carico dei contribuenti italiani!) che ha deteminato non poche perplessità e ha portato alla bocciatura da parte dell'UE.

Le perplessità nascono anche in virtù della protesta di altri operatori come Ryanair che denuncia la fattispecie di aiuto di stato, punito secondo l’art. 87 paragrafo 1 del Trattato Istitutivo dell’Unione Europea: al fine di dare a tutte le imprese che operano sul mercato interno, si vieta come principio gli aiuti di Stato che distorcano le condizioni di concorrenza*. “Vogliamo sapere se si tratta di un’operazione commerciale o sono coinvolti degli aiuti di Stato”, ha affermato Michele Cercone, portavoce del commissario Ue ai Trasporti Jacques Barrot, in uno dei consueti briefing della Commissione Europea. Sulla natura del prestito il Wall Street Journal non ha invece dubbi: “[h]a tutta l'aria di un aiuto di stato illegale” che la Commissione europea “può e deve respingere”, scriveva il 24 aprile scorso il quotidiano finanziario nella rubrica Breaking views. Il Presidente del Consiglio Berlusconi ha risposto che se l’UE dà problemi si potrebbe addirittura pensare alla nazionalizzazione di Alitalia tramite FFSS. Anche su ciò la Commissione Europea ha già messo in guardia da tale ipotesi. Personalmente ritengo che l’UE cercando di tutelare il mercato stia facendo gli interessi dell’Italia e degli italiani.

In accordo a quanto dichiarato a IlSole-24Ore (11 Maggio) Alberto Mingardi dell’Istituto Bruno Leoni, “il tassello essenziale è la privatizzazione di Alitalia. Se la compagnia di bandiera non uscirà dall’orbita del controllo pubblico, il gioco della concorrenza sarà falsato, e a farne le spese sarà soprattutto Malpensa, uno scalo importante che oggi deve trovare una nuova vocazione”. Come ha notato Giuricin, ancora dell’Istituto Bruno Leoni, la sopravvivenza della compagnia è stata garantita negli ultimi mesi tramite operazioni straordinarie tra cui la vendita di tre coppie di slot a Londra Heathrow il 26 dicembre scorso per più di 60 milioni di euro, e l’operazione di vendita del pacchetto azionario di AirFrance in possesso di Alitalia per 79 milioni di euro (a Fintecna, società di proprietà del Ministero dell’Economia). Al netto di tali introiti, la disponibilità a breve sarebbe stata negativa per 43 milioni di euro, anche a causa dell’esborso dovuto al pagamento della cedola annuale del prestito obbligazionario convertibile.

Il dato è confermato da Carlo Scarpa che su www.lavoce.info scrive che senza il prestito ponte Alitalia molto probabilmente non sarebbe riuscita a pagare gli stipendi di maggio. E continua: “[e]ppure, se si confrontano i costi del primo trimestre 2008 con quelli del primo trimestre 2007 si vede che, dopo dodici mesi di allarmi ed emergenza, su questo fronte non è stato ottenuto nessun risultato. Il problema di Alitalia non è un problema finanziario, ma di piano industriale. Per il quale serve un solido partner industriale[**]. Ma non vorremmo che aspettare il socio significhi rinviare all'infinito il tentativo di raddrizzare i conti”.
In particolare, fa notare Scarpa***, che negli ultimi venti anni, “Alitalia ha chiuso diciannove esercizi in perdita e uno in utile”. Da agosto di quest’anno poi, “le cose sono peggiorate rapidamente, ce lo dice la liquidità che la società sta bruciando al ritmo di quasi tre milioni al giorno”. Scarpa ritiene che a questo ritmo per trovare una soluzione si ha tempo fino a Luglio 2008, “a essere generosi”.

Personalmente ritengo che la soluzione sia un partner con cui sviluppare un piano industriale, anzi “strettamente industriale”, lasciando cioè da parte le pretese politiche e consociative che bloccano qualunque scelta.


Ma questa breve riflessione vuole mostrare un altro aspetto, un’altra tipologia di distorsione; potrei definirlo un “conflitto di interessi” (e rimarco le virgolette) nei mercati in cui operano gli aderenti della famigerata cordata “italiana” (anche qui rimarco le virgolette) sponsorizzata da Berlusconi e che dovrebbe salvare l’Alitalia.

Provo a spiegare le virgolette, iniziando dalle seconde. Sui giornali in questi giorni si è parlato di interessamenti – non smentiti – da parte di imprenditori come Marco Tronchetti Provera e Salvatore Ligresti e dall’operatore Aeroflot (testimoniato anche dalla visita di Wladimir Putin in Italia in Aprile). Intanto alcuni particolari su questa compagnia: il nome completo è Aeroflot ARIA, il cui acronimo sta per “Aeroflot Russian International Airlines” (penso che sia triviale tradurre); essa è la più grande compagnia aerea russa (e lo è stata anche dell'URSS), fu fondata il 9 febbraio del 1923 (dai Bolscevichi!), ha il suo quartier generale nel Sheremetyevo International Airport a Mosca, ed è controllata per il 51% dallo Stato (russo!). Tutto questo per mostrare che non mi pare che abbia niente di italiano; e questo spiega le seconde due virgolette.

Per quanto riguarda le virgolette circa il conflitto di interessi, ecco le motivazioni. Intanto per quel che concerne il diritto antitrust la fattispecie è stata precisata con la Legge 20 luglio 2004, n.215. Si dice: “sussiste situazione di conflitto di interessi ai sensi della presente legge quando il titolare di cariche di governo partecipa all’adozione di un atto, anche formulando la proposta, o omette un atto dovuto, trovandosi in situazione di incompatibilità ai sensi dell'articolo 2, comma 1, ovvero quando l’atto o l’omissione ha un’incidenza specifica e preferenziale sul patrimonio del titolare, del coniuge o dei parenti entro il secondo grado, ovvero delle imprese o società da essi controllate, secondo quando previsto dall'articolo 7 della legge 10 ottobre 1990, n. 287, con danno per l'interesse pubblico”. La fattispecie è diversa da quella che solitamente si usa attribuire al termine, in particolare, in riguardo a Silvio Berlusconi****; nel nostro caso essa si riferisce a vantaggi economici che il titolare di cariche di governo può apportare ad una sua impresa o ad impresa di parenti entro il secondo grado.
Tale norma a mio parere è debole nel considerare solo links familiari tra chi ricopre le cariche di governo e il possessore dell’impresa, e, inoltre, non contempla l’evenienza inversa: che le decisioni di imprenditori possano produrre vantaggi politici per chi ricopre incarichi di governo. E’ questa la circostanza che a mio parere si sta verificando: la scelta di intervenire nel caso Alitalia da parte dei sopra-citati imprenditori può apportare “aiuti” all’attuale Presidente del Governo, sia in termini di voti e consensi sia negli equilibri all’interno della coalizione di Governo.
Ma non è solo questo il punto. Il fatto che voglio sottolineare è di valutare la contropartita che questi imprenditori chiederanno o stanno chiedendo. Almeno che non si ritenga che l’affare Alitalia sia appetibile dal punto di vista strettamente industriale (cioè nel senso che produce profitti sicuri!) - cosa che appare improbabile oggigiorno - i sopra-citati imprenditori sottoporrano delle richieste all’attuale Governo.
Richieste che potrebbero riguardare l’introduzione di distorsioni a loro favore nei rispettivi mercati, o il non riequilibrio di distorsioni a loro favore già presenti.
Un esempio? E’ da un paio di anni e più che si parla di “scorporare” la rete fissa da Telecom che determina che gli operatori "alternativi" (es. Vodafone o Tele2) per entrare ed agire in un mercato debbano rapportarsi necessariamente con un loro potenziale concorrente (Telecom). E’ a tutti gli effetti una distorsione che deriva dal fatto che l’essential facility (nel nostro caso, la rete) è in mano ad uno dei concorrenti. Si è più di recente parlato di separazione contabile, funzionale, proprietaria, ovvero in che modo scorporare la rete da Telecom. Un annetto fa si era aperta una porta perché Tronchetti Provera aveva accettato questo scorporo almeno parzialmente in cambio di un addolcimento dei provvedimenti antitrust contro Telecom.
Oggi, proprio il non-scorporo potrebbe essere la richiesta di Tronchetti Provera per salvare Alitalia, con danno per gli operatori e clienti dei servizi telefonici.

Sottolineo, quindi, che aldilà del prestito ponte che è un manifesto intervento statale contrario a gran parte del pensiero liberale, la creazione stessa di una cordata con probabili elargizioni agli imprenditori-afferenti di favori nei loro mercati è un ulteriore intervento statale messo in atto Da Belusconi & co., e perciò politicamente ed economicamente illiberale, anche se, e questo va detto, probabilmente irrilevante dal punto di vista giuridico.


Note:
* È solo come deroga a tale principio che il trattato autorizza gli aiuti quando essi presentano effetti positivi per l'Unione europea in generale. Questi casi reputati eccezionali sono ammessi solo quando gli aiuti di Stato risultino utili per la realizzazione di obiettivi di comune interesse Oltre al testo del trattato, la materia è stata affrontata da una ricchissima giurisprudenza comunitaria e i criteri delineati sono: a) servizi di interesse economico generale, b) coesione sociale e regionale, occupazione, ricerca e sviluppo, c) sviluppo sostenibile, d) promozione della diversità culturale.
** Abbastanza paradossalmente il neo-premier Silvio Berlusconi ad una conferenza stampa insieme al premier francese Sarkozy tenutasi durante l’ultimo incontro FAO a Roma ha detto che una partnership con Air France in futuro non è da escludere. Il paradosso sta nel fatto che lo stesso Silvio Berlusconi ha, invece, in campagna elettorale difeso strenuamente la totale italianità di Alitalia, complicando e forse compromettendo proprio le trattative con Air-France.
*** L’autore sfata anche l’idea per cui senza Alitalia gli italiani non volano: già oggi solo una minoranza dei viaggiatori sceglie Alitalia. Inoltre, la compagnia di bandiera non è che una piccola parte dell’offerta di voli in Italia, e mentre gli altri operatori riescono a fare profitti, Alitalia continua a perdere. E la situazione va peggiorando perché - come dice molto onestamente il consiglio di amministrazione - il timore che da un giorno all’altro cessino i voli, ci sia il “solito” sciopero, scoraggia i passeggeri.
**** Dato che le reti televisive appartenenti a quello che oggi sono il gruppo Mediaset operavano in base ad una concessione amministrativa delle frequenze, ad avviso di autorevole dottrina, si dovrebbe applicare l’art. 10 t.u. 30 marzo 1957, n.361. Tale disposizione prevede infatti l’ineleggibilità di coloro che in proprio o in qualità di rappresentanti legali di società o imprese private risultano vincolati allo Stato per contratti di opere o di somministrazioni oppure per concessioni o autorizzazioni amministrative di notevole entità economica.