Wednesday, December 12, 2007

Report (1): i derivati e gli enti locali


Londra è la loro patria: si fabbricano qui i prodotti più sofisticati destinati al fragile mercato italiano. Nelle banche d’investimento della City lavorano giovani banchieri dai 25 ai 40 anni che escono dai migliori programmi di finanza statunitensi e a quelli che riescono a chiudere uno swap con un Ente locale italiano, le banche assegnano dei premi di centinaia di migliaia di sterline. Sta al cliente essere informato o in qualche modo avere la conoscenza di prodotti che sono particolarmente complessi per essere in grado per lo meno di capire che tipo di rischi si sta assumendo, perché ci sono dei prodotti derivati in cui non puoi mai perdere di piu’ di quello che hai investito, ci sono derivati in cui puoi perdere 100 volte quello che hai investito.E se è una regione o un comune a perdere 100 volte quello che ha investito, paghiamo noi con l’Ici, allora la faccenda ci riguarda anche se la materia è da mal di testa.
Allora i derivati o swap si chiamano così perché derivano il loro valore da variabili esterne. Sono operazioni che di solito si costruiscono su un debito. Sul debito si pagano gli interessi, che possono aumentare a seconda di come vanno i mercati. E allora la banca di solito ti propone una assicurazione. Prospettata così nessuno dice di no. E infatti li hanno piazzati un po’ a tutti, dalla grande Regione al piccolo Comune di montagna, dal policlinico al salumificio, all’istituto delle suore. Solo che spesso quest’assicurazione invece che tutelarti dai rischi spesso te ne rifila degli altri. E tu non lo capisci, perché sono contratti così complessi che addirittura l’ex ministro delle finanze Siniscalco ha detto: “ Io stesso ho difficoltà a leggerli e a capirli”. Allora figuriamoci il funzionario di un piccolo comune, o un carrozziere.
Allora il derivato che in inglese si chiama swap è uno scambio. Per esempio tu hai un debito e paghi un tasso variabile del 5%, e hai paura che i tassi aumentino, la banca lo sa e ti propone uno scambio, ti dice: “Il tuo 5% variabile lo pago io al posto tuo, tu paghi un 4.5 fisso per tutta la durata del contratto. In questo modo se i tassi scendono sotto il 4.5 tu non ci guadagnerai, ma se aumentano la differenza ce la metto io. In questo modo come va. Tu non ci guadagnerai ma nemmeno ci rimetti. L’assicurazione serve a questo, a proteggerti. Solo che mentre tu pensavi di acquistare una polizza, stavi tirando alla roulette. Il testo unico della finanza dice che la banca ha il dovere di verificare se il soggetto che firma un contratto è in grado di comprenderlo, ma la norma è così ambigua che quando gli imprenditori strangolati portano i contratti in tribunale, le sentenze danno ragione a volte all’ imprenditore a volte alle banche. E questo fenomeno dei derivati alla politica è noto dal 2004 quando viene fatta un’indagine parlamentare, che però poi è finita nel cassetto. E Il gran ballo va avanti fino a quando ad una Banca non scoppia il petardo in mano. Stiamo parlando di banca Italease quella che regalava le porsche cabrio ai dipendenti che fanno più derivati. Siamo a luglio 2007 e il buco è di 700 milioni di euro. Banca Italease si mette a far derivati nel 2003 e per motivare il personale a vendere di più, li portano ogni anno in gita. In Sardegna, poi in Egitto, poi in Spagna, dove se la suonano e se la cantano.Poi ci sono i derivati che piacciono tanto a province comuni e regioni e li stanno facendo a tutto spiano perché oltre a coprirli dai rischi del rialzo dei tassi, fanno saltar fuori dei soldi subito, e possono spostare il debito in là negli anni, che tradotto significa: “Io faccio debiti, ma a pagare sarà chi viene dopo di me”. Ma quanto pagherà? Non si sa, perché il valore di mercato di questi derivati, in gergo mark to market, cambia tutti i giorni. Per esempio il Comune di Torino si è fatto prestare soldi per organizzare le Olimpiadi, ha assicurato il debito acquistando derivati, che oggi perdono intorno 100 milioni di euro.Se Torino con i derivati è sotto di 100 milioni, Genova è sotto di 2 milioni di euro. Siccome però passano per perdite potenziali, non vengono scritte da nessuna parte, e rimangono debiti fantasma.Se ad avere lo stesso tipo di perdita fosse un’ azienda, verrebbe segnalata alla Centrale Rischi. Comuni, Province e Regioni invece possono permettersi di fare come se non esistesse. Le chiamano perdite potenziali, per via del fatto che domani il mercato cambia e potresti sempre guadagnare. Dimenticando che se il mercato non cambia quella è la cifra che dovrai sborsare nel corso degli anni.
Il Ministro degli Affari Regionali Linda Lanzillotta queste cose le conosce bene perché dal 2001 al 2006 ha lavorato come consulente per JP Morgan, una delle banche internazionali che facevano sottoscrivere derivati proprio agli enti locali. Il ministro così si giustifica: "Sono stata consulente in linea generale, cioè io non ho seguito singole operazioni perché non l’ho voluto mai fare. Generalmente la mia attività è stata quella un po’ di far capire il sistema pubblico a una grande banca internazionale che quindi ha una scarsa conoscenza dei meccanismi dei bilanci regionali locali e quando mi è capitato anche segnalare agli amministratori quali erano le implicazioni di questi strumenti."Gli amministratori probabilmente non hanno capito, mentre come funzionano i bilanci degli enti locali, il Ministro deve averlo spiegato bene alla JP Morgan, visto che hanno messo in piedi con il comune di Torino un’operazione molto interessante, dove il Comune in questo momento sta perdendo 14 milioni di euro. I derivati sono diventati la valvola di ossigeno degli Enti locali per cui si è lasciata la corda lunga, e molti se la sono attorcigliata al collo, con la scusa di dare una risistemata al mutuo comunale.
Ma ci sarà qualcuno che sa di giocare con i soldi dei contribuenti e prima di scommetterli e rischiare il naufragio, si consulta con chi ne capisce di più?C’è per esempio la provincia di Treviso, che ha trasformato la ragioneria in una task force.C’è chi fa un consorzio con una centrale d’acquisto specializzata, come 12 Comuni e 8 Province dell’Emilia Romagna.Allora si potrebbe per esempio, creare una centrale d’acquisto presso il tesoro, pagare lo stipendio ad un paio di giovani banchieri esperti e agguerriti come quelli delle grandi banche internazionali, per assistere gli enti locali, quando si presenta uno di questi qua a proporre un contratto. Glielo smontano, ci guardano dentro ed evitano al comune o regione o provincia di portarsi a casa un’eventuale bomba ad orologeria. Ci costerà sempre meno dei bidoni che si prendono le giunte, visto che il finale di partita è l’aumento delle imposte locali: negli ultimi dieci anni +111%.Sarebbe opportuno mettere a confronto diverse banche per vedere chi praticava l’offerta migliore, ma gli enti che sono obbligati a fare le gare quando devono comprare le matite alle scuole, non lo sono quando ci sono in ballo milioni di euro. Però la regione potrebbe quanto meno verificare l’esattezza della stima e attivarsi per recuperarli. Perché un milione oggi, un milione domani c’è poi il rischio di fare la fine di Taranto che è fallito. E poi i soldi dell’Ici bisogna darli alle banche. Le stesse banche che hanno prestato soldi a Taranto poi gli hanno fatto fare i derivati, anche se il Comune di Taranto, era già da almeno dieci anni alla canna del gas.Su queste operazioni la Corte dei Conti se ne è accorta e scrive testualmente: “Il fenomeno è preoccupante perché le esposizioni finanziarie possono diventare progressivamente insostenibili”. Inoltre censura lo spostamento del debito sulle gestioni future, “destinate a farsi carico degli effetti negativi loro tramandati, e che saranno difficili da sostenere”.E' più o meno come guidare un boeing a uno che ha la patente b...hai voglia ad essere prudente, quando la guerra si gioca sulle competenze.
Source: Report
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