Monday, August 18, 2008

Testamento biologico. Scambio di emails tra Piergiorgio Welby e Prof. Francesco D'Agostino


Giorni fa Mina Welby, intervenendo alla Festa dell'Unità per il Partito Democratico di Follonica, ha testimoniato la vicenda umana che ha vissuto insieme a suo marito Piergiorgio. Nel ringraziare me e i presenti dell'incontro ha voluto omaggiarci con la copia di uno scambio epistolare tra
Piergiorgio Welby e il Prof. D'Agostino (Presidente Nazionale del Comitato di Bioetica), che qui riporto (senza aggiungere niente!).





Novembre, 2002. Da Piergiorgio Welby
A volte non siamo noi a decidere di quali problemi occuparci, ci sono nodi gordiani che troviamo sulla nostra strada e non possiamo evitare di tentare di sciogliere. Credo che, ai nostri giorni, uno di questi nodi ineludibili sia l'accanimento terapeutico ed il diritto dei malati ad una terapia medica che non ignori la persona e che non dimentichi di avere a che fare con un uomo il cui volere deve essere rispettato. Le tecniche di rianimazione e gli strumenti che simulano o supportano alcune funzioni vitali hanno creato, in non pochi casi, una dicotomia insanabile tra ciò che è vita e quella "morte sospesa" che è il risultato di molti accanimenti. Dai membri del Comitato ci si aspetta una parola di chiarezza, un colpo di gladio che, spezzando il nodo, legalizzi il Testamento Biologico e restituisca alla vita e alla morte la loro dignità.


Novembre, 2002. Risposta di D'Agostino
La ammiro per la sua lucidità e la sua pacatezza. Mi permetta anche di esprimerle tutta la mia solidarietà. E' difficile, difficilissimo, rispondere ad una lettera come la sua. Perdoni questo mio limite.


Novembre, 2002. Prima contro-risposta di Welby
MI FA INCAZZARE!...La solidarietà è una moneta che non ha corso legale nelle sale di rianimazione.

Novembre, 2002. Seconda contro-risposta di Welby
Prof. D'Agostino, nel ringraziarla per la sollecita e problematica risposta, vorrei cogliere l'occasione per dirle che il mio impegno su questo tema, volutamente ho omesso di parlare di eutanasia e mi sono limitato a sottoporre all'attenzione, sua e del Comitato, il Living will, non è dettato da pregiudizi ma da giudizi maturati nei due mesi trascorsi in "rianimazione". La mia patologia (distrofia muscolare progressiva) ha causato una insufficienza respiratoria ed il coma. Un protocollo di rianimazione, a mio avviso discutibile sia eticamente che per gli artt. 13,14,15, del C.D.M. mi ha restituito alla "vita" tracheostomizzato, vincolato ad un ventilatore polmonare, nutrito attraverso una sonda naso-gastrica. Le scrivo usando una tastiera virtuale e il dito indice per digitare. Come può vedere non si tratta di reazioni emotive o posizioni idelogiche, non ignori i limiti del living will nè il rischio di slippery slope...ma sono convinto che una società civile debba dare risposte e linee guida...io vorrei che queste risposte e linee guida fossero tali da tutelarmi nel momento di un mio nuovo ingresso in un reparto di rianimazione. Piergiorgio Welby


Novembre, 2002. Contro-risposta di D'Agostino
Il Comitato Nazionale di Bioetica ha attivato un gruppo di studio sul tema. Vedremo come sarà in grado di elaborarlo e soprattutto di motivarle le sue argomentazioni. Per quanto mi concerne non auspico nè "colpi di gladio", nè colpi di altro genere, ma studio, riflessioni, serietà e soprattutto NESSUN PREGIUDIZIO, nè di destra nè di sinistra, nè cattolico, nè laico...Resto sempre meravigliato di come su temi intricati e tragici come quelli dell'eutanasia sia coagulino reazioni emotive, che subito si induriscono e divengono ideologie, più dure del granito...Può ben darsi (non mi pronuncio in merito) che il testamento biologico meriti un pieno riconoscimento bioetico; quello però che mi sembra certo è che questo (eventuale) riconoscimento non risolverà la maggior parte dei casi tragici che vengono subito alla mente quando di parla di eutanasia. Non li risolverà perchè in gran parte (o nella maggior parte) dei casi i testamenti biologici saranno imprecisi e lacunosi e soprattutto perchè saranno ben poche le persone che li sottoscriveranno. Di qui la tentazione dello slippery slope (che già si è manifestata nell'applicazione della legge olandese sulla eutanasia): sostituiamo il testamento biologico (quando manca o quando è inapplicabile) con testimonianze orali o con l'opinione di un tutore del malato...Quello che mi viene di chiedere a tutti, ma proprio a tutti, è una riflessione seria, ampia, articolata, non pregiudiziale, non ideologica, autenticamente "laica" (se è vero che è "laico" chi ragiona prendendo sul serio la realtà e le sue contraddizioni e non costruendosi ideologicamente una realtà che non esiste). Cordialmente Francesco D'Agostino



Alcune definizioni.
Living will è il termine inglese che individua il testamento biologico.

Per slippery slope si intende il timore che l'introduzione nella prassi medica e nella legislazione di una qualche forma di liceità dell'eutanasia porterebbe allo scivolamento della società verso l'approvazione di forme di morte inconsapevoli o non consezienti.