Tuesday, January 19, 2010

Toscana Razzista


La Toscana viene sempre pensata da chi non ci vive come un luogo di pace. Una bruna isola di serenità in un continente turbolento. Questa è l'immagine idilliaca che ci hanno regalato i viaggiatori inglesi dell'800 e l'ondata di ricchi turisti tedeschi che fanno incetta di villette per le vacanze a Prata come a Siena e nel Chianti.
La verità è che la Toscana a volte rivela un'anima inquieta e inquietante. Ha generato mostri, briganti e serial killer, e anche se nessuno lo vuole ammettere la sua storia fornirebbe materiale per un eccellente disco Black Metal che non vedrei l'ora di ascoltare. Basta pensare alle chiese sconsacrate che sono a tutt'oggi teatro di messe nere, in provincia di Pisa.
La Toscana non è quell'isola di fraternità disegnata ipocritamente dall'ultimo Benigni, è molto di più e molto di questo non vogliamo spesso vedere.
La Toscana è fatta di faide fra città, comuni, province, che ci trasciniamo dal medioevo, come tutte le altre regioni d'Italia. Non siamo diversi.
Lo dimostra il cartello affisso ad un negozio di Empoli: «Vietato ai cinesi se non parlano italiano».
Roba da leggi razziali. Quando diamo dei razzisti ai leghisti del Nord-Est dovremmo sciacquarci la bocca, a volte non siamo meglio di loro.
L'immigrazione è un problema? Certo! Il razzismo dichiarato e non più solo sussurrato può essere una risposta? Non credo.
Come possiamo pretendere rispetto da chi arriva nel nostro paese se non siamo i primi a dimostrarlo. Si può dire quello che si vuole, ma agli immigrati non porgiamo certo la mano.
E questo è solo l'inizio credo, dopo la vittoria di questa destra tutta meretricio e manganello a Prato la parabola discendente della tolleranza è cominciata anche da noi.
Bando agli stranieri, salvo quelli che ci portano soldi d'estate.
Che figura di m***a!