Monday, March 31, 2008

Non è un paese per vecchi


A quanto pare Berlusconi non utilizza molto internet (vedi sopra). Menomale, così non rischia di vedere questo capolavoro di neorealismo

Saturday, March 29, 2008

68 per 10: gli aut(t)ori



  • La prima puntata di '68 per 10: i motivi del sessantotto (clicca qui)
  • La seconda puntata di '68 per 10: l'occupazione ed il movimento studentesco (clicca qui)
  • La terza puntata di '68 per 10: la grande delusione (clicca qui)
  • La quarta puntata di '68 per 10: il '68 come continuazione della Resistenza, (clicca qui)
  • La quinta puntata di '68 per 10: l'anti...ismo, l'icona: il Che e poi? (clicca qui)
  • La sesta puntata di '68 per 10: l'ideologia nei giovani (clicca qui)
  • La settima puntata di '68 per 10: la scuola oggi, il sogno (clicca qui)
  • La ottava puntata di '68 per 10: l'assemblea, movimento operaio (clicca qui)
  • La nona puntata di '68 per 10: personalismo comunitario, valori e bene comune (clicca qui)
  • La decima puntata di '68 per 10: egualitarismo e sindacato, centrazione-decentrazione-succentrazione (clicca qui).

Wednesday, March 26, 2008

Vittoria Franco a Follonica.

Giovedì 27 alle ore 21, nella cornice delle iniziative di campagna elettorale promosse dal Pd follonichese, si terrà presso il Casello Idraulico di Follonica, un’intervista pubblica alla candidata al Senato Vittoria Franco, ricercatrice di storia della filosofia alla Scuola Normale di Pisa e già presidente della commissione Beni Culturali al Senato nella passata legislatura. Nel corso dell’intervista verranno sviluppati temi di natura etico- politica riguardanti la legge 194, la fecondazione assistita e diritti delle donne, assieme a temi di natura più marcatamente politica come la riforma del sistema scolastico e universitario. L’intervista, condotta dal E.Pizzi, giornalista di TV9, è stata pensata per dare vita ad un dibattito allargato tra tutti partecipanti all’iniziativa, allo scopo di favorire un dialogo tra background culturali diversi, nello spirito della nuova forma sperimentale di un partito di strada che vuole superare le antiche chiusure ideologiche per aprirsi al mondo esterno.
In ultima analisi, si pone come imprescindibile una rifondazione di un’etica pubblica attraverso la comunicazione e la partecipazione, al fine di riconoscere e per effetto esercitare i diritti nuovi da uomini liberi.

L’obbiettivo primario di queste iniziative di campagna non si risolve quindi in una semplice ricerca del consenso a tutti i costi, bensì nel coinvolgimento di tutti gli uomini liberi, che davvero cercano, con fatica, il bene comune della propria città: prescindere da questo significherebbe orientarsi verso un suicidio lento ed inevitabile.

Notte bianca sul web con Walter

Il 27 Marzo una serata di domande e risposte online, in videochat con Veltroni sul sito ufficiale del PD.

Perchè non ci riuniamo come gruppo e chattiamo con Walter?

I'm PD

Si entra nel rush finale della campagna elettorale, e si inizierà a fare sul serio anche su Internet con video , social network, blogging, etc. Questo bel video è per spronare il nostro You-Tuber Cesare.

Monday, March 24, 2008

Sunday, March 23, 2008

Invasioni democratiche

Follonica: Successo dell'iniziativa sulla precarietà

«Affinché la precarietà non sia a tempo indeterminato»
Il primo incontro del Pd follonichese su sicurezza sul lavoro, precarietà, salari e carovita

Giovedì 19 Marzo si è svolto presso la Civica Pinacoteca di Follonica, nell’ambito delle iniziative di campagna elettorale promosse dal Pd locale, un incontro sul tema del lavoro precario intitolato "PierSilvio Sposaci!".
Erano presenti, oltre alla sindacalista Maria Grazia Gatti, candidata alla camera per il PD, il segretario comunale PD Andrea Benini, il segretario provinciale PD Marzio Scheggi e l’assessore provinciale Cinzia Tacconi.

Tra il pubblico erano presenti molti giovani, tra questi diversi “precari”, le organizzazioni sindacali e molti cittadini che hanno voluto prendere parte ad un incontro in cui ci si confrontava in modo concreto e costruttivo di tanti problemi reali come la salute e la sicurezza sul lavoro, i salari e il carovita, la precarietà del mercato del lavoro.
L’assessore Tacconi ha sottolineato come anche i dati locali siano sovrapponibili a quelli generali con un incremento dei contratti «atipici». E nella palude della precarietà ci finiscono soprattutto le donne. Tutte costrette a contratti instabili più di quanto non succeda ai loro colleghi uomini. Più della metà delle giovanissime occupate hanno un contratto atipico e lo stesso accade a quasi al 26 per cento delle “under 34”. Impieghi marginali e contratti di breve durata anche per le più adulte. Tutte con una probabilità inferiore a quella già bassa dei precari uomini di riuscire a trasformare il contratto atipico in un impiego stabile. Le donne poi si ritrovano a dover abitare lo spazio del tempo parziale non sempre per propria scelta. Rappresentano i tre quarti degli occupati part-time (dipendenti e parasubordinati), ma solo il 36 per cento si trova in questa condizione intenzionalmente.

Andrea Benini ha osservato che stiamo assistendo ad un fenomeno di «Normalizzazione della precarietà», in cui accanto alle situazioni di povertà conclamata, si formano quelle zone grigie di vulnerabilità silenziosa, invisibile, inavvertibile di povertà pendolare, di «povertà possibile» in cui il confine tra vita “normale” e vita indigente-bisognosa è un confine sottile sempre sul filo di essere superato… basta un evento qualsiasi (nascita di un secondo figlio, portatore di handicap o un anziano in famiglia, una malattia…) a far precipitare la situazione.
Diventa complicato anche pensare in prospettiva e costruire una famiglia se si vive intrappolati in questa condizione di incertezza e di intederminatezza, quando tutto il contesto (mutui, tasse, spese) sono tutt’altro che flessibili e anzi presentano il conto “rigidamente” ogni mese.

Maria Grazia Gatti, pisana, provenente dalla Cgil, si è soffermata su alcune proposte efficaci e concrete per rendere sostenibile la flessibilità e combattere la precarietà (e - come ha detto Veltroni - sarà il primo disegno di legge del nuovo governo):
-Occorre sostenere le retribuzioni basse, garantendo un salario minimo, diversificandolo in base alle macroregioni italiane (vivere con 1000 euro a Catanzaro non è la stessa cosa che viverci a Milano).
- Garantire continuità all’occupazione delle persone, facendo della formazione permanente un nuovo diritto di cittadinanza. Serve poi un sistema efficiente di servizi per il reimpiego: cercare lavoro è in sé un’occupazione, che per questo va retribuita, con un contratto specifico di ricerca d’occupazione.
- Favorire l’accesso dei giovani al lavoro stabile: troppi giovani sono ora “intrappolati” troppo a lungo, spesso per anni, in rapporti di lavoro precari. Questa situazione va contrastata da una parte facendo costare di più i lavori atipici e di meno il lavoro stabile; dall’altra favorendo un percorso graduale verso il lavoro stabile e garantito.
-I contratti atipici dovranno avere una durata massima due anni e imponendo ai datori di lavoro che li utilizzano il pagamento di contributi più elevati per l’assicurazione contro la disoccupazione. Infatti, chi è assunto con contratti a termine ha più probabilità di diventare disoccupato.

Marzio Scheggi ha richiamato ad uno spirito della campagna elettorale sereno e fondato sul confronto sui contenuti. È importante parlare con le persone, parlare dritto al cuore dei problemi, delle ansie, delle aspirazioni delle persone, tra le persone. Ce la possiamo fare se opponiamo allo politica artificiale e mediatizzata della destra, una politica concreta e dialettica, che si nutre delle voci, delle idee, delle preoccupazioni delle cittadine e dei cittadini.


p.s.: ROMA (20 marzo) - «Altro che precaria, era una plurilaureata e per giunta di ottima famiglia. E poi l’avevo conosciuta prima della trasmissione e così mi sono permesso di scherzare…». Dopo la cena di compleanno di Roberto Maroni, Silvio Berlusconi, nonostante l’ora tarda, si è fermato a chiacchierare con i cronisti, tornando sulla sua battuta a proposito dei precari. «Voi non lo sapete, ma a mio figlio sono arrivati oltre 360 sms di richieste di matrimonio. Una ragazza - ha detto il Cavaliere - ha perfino mandato la sua foto vestita da sposa. Piersilvio me l’ha mostrata e ci abbiamo riso su».

p.p.s.: serena Pasqua

Friday, March 21, 2008

Carpe Dem, 3a giornata

L'incontro, totalmente in diretta su Nessuno TV, vedrà come relatori:

09:30-10:30
* Maria Paola Merloni, deputata Pd, membro dell'esecutivo nazionale, imprenditrice.

11:00-12:00
* Renata Polverini, segretaria UGL.

12:30:13:30
* Maria Laura Rodotà, editorialista Corriere della Sera.

15:00-16:00
* Ciriaco De Mita

L'incontro si svolgerà n Via Giacomo Bove 36, Roma, negli studi di Nessuno TV.
Per chi volesse partecipare (ricordando che l'incontro è gratuito ma aperto solo agli under 40), può scriverci o contattare direttamente la segreteria Carpe Dem (di seguito) entro martedì 25.

Carpe Dem
segreteria organizzativa
06.97610271
339.7976353
giachetti.ufficiostampa@gmail.com

Thursday, March 20, 2008

La verità su Alitalia (2a puntata)

Su Alitalia avevo già detto qualcosa. Ora riporto (in parte e liberamente riformulato) questo stralcio della puntata “Alitalia come Italia” della trasmissione "La Storia Siamo Noi".


Tutto ha inizio il 5 maggio del 1947 quando dall’aeroporto dell’Urbe di Roma parte il primo volo Alitalia con destinazione Catania. L’aereo è un trimotore G12 Fiat, il costo del biglietto è di 7.000 lire. L’azienda, nata ufficialmente il 16 settembre del ’46 è a maggioranza IRI.

Ma questo ci interessa relativamente. Saltiamo ai giorni nostri per capire la verità su Alitalia, e per farlo bisogna partire dall’affare Malpensa.
Di Malpensa si inizia a parlare già dal ‘93 quando il consiglio d’Europa chiede ai Paesi membri di sviluppare i collegamenti con l’Europa dell’est. Tra i vari progetti l’Italia presenta quello per “Malpensa 2000” che l’Europa approva nel ‘94. Malpensa doveva essere un grande hub, ovvero un distributore di traffico aeroportuale dove i passeggeri trovano voli per tutte le destinazioni, concorrente a quello di Francoforte e Parigi. Per l’Italia si tratta di una grande occasione perché un hub è una ricchezza e un elemento di sviluppo economico. Secondo degli studi fatti dall’Università Bocconi di Milano, il nodo aeroportuale avrebbe comportato 150mila posti di lavoro e un valore tra diretto e indotto di 10 miliardi di euro.
Malpensa non rappresentava solo un asset per lo sviluppo di Alitalia ma anche un bene di scambio per poter raggiungere una fusione alla pari con KLM. KLM ha infatti più aerei di quanti ne servano e visti i loro territori (Olanda) e il loro mercato non hanno possibilità di sviluppo, se non attraverso un altro hub. L’accordo avrebbe portato alla nascita della più grande compagnia europea: 39 milioni di passeggeri, contro i 38 di Lufthansa, i 36 della British Airway e i 33 di Airfrance; e 263 aerei per 377 destinazioni, con ricavi di oltre 9 miliardi di euro, nonché notevoli risparmi. L’accordo preliminare viene firmato nel ‘98 con lo slogan “One ticket to the world”, con decorrenza dal 1 novembre del ‘99. Per la stampa olandese Malpensa è un dono di Dio che giustifica perfino un’alleanza definita “azzardata”. Il piano del Governo Prodi, chiamato “progetto Hermes” è molto semplice: creare due hub, Fiumicino e Malpensa (e quindi eliminare Linate), gestiti da una società, realizzata con l’appoggio della finanza e degli imprenditori italiani, in cui il Governo cede una parte delle sue azioni di Aeroporti di Roma, e la città di Milano parte della proprietà della SEA.
Ma il piano del Governo deve fare i conti con molte problematiche. In primis ci sono le proteste dei 13 milioni di passeggeri che ogni anno affollano Linate e soprattutto i cittadini di Milano abituati ad andare e tornare da Linate velocemente con 40.000 lire di taxi contro un viaggio in treno che gli costerebbe almeno il doppio se i voli fossero spostati su Malpensa.
Però perdere il progetto Malpensa 2000 sarebbe un duro colpo per il Paese, e così in una lettera aperta Prodi prova a rilanciare e il 25 marzo ‘98 scrive sul Corriere della Sera al sindaco di Milano, Gabriele Albertini: “Se non corriamo al più presto ai ripari Malpensa sarà condannata a un sicuro declino. Di tutto questo ne ho parlato con il sindaco di Milano, la risposta che ne ho ricevuto è stata una rigida difesa di un inesistente e indifendibile primato di Milano e di Malpensa. In questo modo la giunta di Milano segna la condanna di Malpensa 2000”. Secondo alcuni analisti è stata l’ingordigia del comune di Milano di pensare che avendo due aeroporti funzionanti li avrebbe venduti a un prezzo più alto, che gli fece perdere la testa; e questo dipende dal fatto che non è detto che una persona (Albertini) che è stata capace di portare avanti bene una fabbrica di 200 persone sia capace di giudicare cosa succede nel traffico aereo…». Fallisce il piano “Malpensa 2000”.
Il 21 ottobre del ‘98 cade il Governo Prodi, a governare l’Italia ora è Massimo D’Alema, mentre il nuovo Ministro dei trasporti è Tiziano Treu. A complicare le cose si aggiunge il Ministro dell’ambiente Edoardo Ronchi che il 25 novembre, di concerto a quello dei beni culturali, esprime una valutazione di impatto ambientale negativa di Malpensa in quanto si trova nel parco del Ticino. Chiede dunque un nuovo esame del programma sul trasferimento dei voli. Il 14 dicembre ’99, un solo giorno prima della data prevista per il trasferimento dei voli da Linate a Malpensa, in un’agenzia dell’Ansa si legge: “Domani non ci sarà il previsto trasferimento di voli da Linate a Malpensa: lo ha deciso il Ministro Treu d’intesa con il Presidente del Consiglio Massimo D’Alema”. E fallisce l’accordo con KLM. La KLM decide quindi di rompere l’alleanza il 20 aprile del 2000 con questa motivazione: mancato sviluppo di Malpensa e mancato sviluppo del vettore italiano. La società olandese preferisce pagare la penale prevista di 250 milioni di euro che la porta vicina al fallimento, piuttosto che rimanere legata ad Alitalia.
L’Alitalia si trova quindi a doversi dividere da sola su tre aeroporti di punta, Malpensa, Linate e Fiumicino. Questo vuol dire: tripla flotta, tripla manutenzione, triplo personale e di conseguenza costi tripli.
Ed arriva l’11 settembre: il traffico passeggeri mondiale subisce un ingente calo. Alitalia si trova costretta a ridurre i voli intercontinentali, internazionali e nazionali. Berlusconi nomina il nuovo amministratore delegato in Francesco Mengozzi. Il suo piano prevede tagli per il 41% al settore intercontinentale, ma per gli steward Alitalia è un gravissimo errore: “Cancellare la rotta per Pechino con un 80% di coefficiente di riempimento e con un mercato in espansione è stato assurdo!”. In piena crisi dunque Alitalia prende decisioni affrettate e sbaglia scelta: punta sul medio raggio e quindi su una concorrenza con le low cost impossibile, quando tutte le altre compagnie privilegiano il lungo raggio dove la filosofia low cost non premia. Ripeto! Questo Mengozzi ha abbandonato la rotta con Pechino (capitale dello Stato che economicamente sta conquistando il mondo) e si è messo a fare le rotte dei Low Cost (con i prezzi Alitalia)! Le perdite aumentano ancora mentre nel 2003 il traffico mondiale subisce un’altra flessione e scende del 7,1 %.
Alitalia reagisce con nuovi tagli e questa volta a farne le spese è il personale di volo. Eppure secondo i dati dell’AEA (Association of European Airlines) non è il personale il vero problema dell’azienda. Nell’Yearbook 2007 si legge che tra le principali compagnie europee Alitalia ha il più basso rapporto tra dipendenti e aerei in servizio: 61,45 dipendenti per aereo (che salgono a 99,94 se si aggiunge Alitalia Servizi), contro i 246,53 di Air France KLM, i 158,31 della British Airways, i 159,34 dell’Iberia e i 232,21 della Lufthansa. Stesso discorso per gli stipendi: un comandante boeing italiano guadagna circa 8mila euro al mese, il 30% in meno rispetto alla concorrenza europea: 14mila British, 12 Iberia, 11.500 Lufthansa. Si legge anche che il coefficiente del lavoro diviso tra i membri è tra i più alti. L’unico neo riguarda gli stipendi dei manager, tra i più alti d’Europa. Il costo del personale in Italia non supera quindi il 20% contro il 26% delle altre compagnie europee, eppure i tagli vengono fatti ugualmente. Il 1 giugno 2003 quindi il personale sciopera improvvisamente contro la decisione di abbassare da 4 a 3 i membri sui boeing e contro il blocco di straordinari e ferie arretrate: in un solo giorno vengono cancellati 250 voli, e solo 1.300 su 2.000 impiegati effettuano il servizio.
Nel 2003 Alitalia e Air france sono le uniche compagnie a essere ancora controllate dallo Stato, ma nell’aprile il Governo francese annuncia: “Privatizzeremo entro l’anno e poi sposeremo KLM”. Il 13 novembre anche palazzo Chigi (Governo Berlusconi) annuncia di aver sbloccato la privatizzazione di Alitalia, anche se non dice né come né quando. Contro questo annuncio il 28 novembre in Alitalia ci sono nuovi scioperi: tutti i sindacati sono uniti contro al privatizzazione. Il governo Berlusconi a questo punto fa dietro front, cedendo alle pressioni dei sindacati. Il 6 maggio 2003 viene nominato Giancarlo Cimoli come nuovo Amministratore Delegato, Presidente e Direttore generale. L’azienda dichiara 1 milione di perdite al giorno. Grazie a Cimoli Alitalia perde i voli sulla Sardegna per essersi “dimenticata” di presentare la documentazione per partecipare alla gara d’appalto. Gli slot sulla Sardegna vengono quindi presi da Meridiana e Air One. L’indebitamento dell’azienda continua ad aumentare ed è ormai sull’orlo del fallimento. Nel 2005 una delibera del consiglio di amministrazione raddoppia lo stipendio di Giancarlo Cimoli che sale a 2.791.000 euro l’anno (6 volte l’amministratore delegato di Air France e il triplo rispetto a quello di British Airways). Questi nel 2006 lascia il posto prima a Berardino Libonati e poi a Maurizio Prato, e chiede 8 milioni di euro di buonuscita.
Nel maggio 2004 Air France e KLM concludono un accordo di fusione, molto simile alla joint venture che Alitalia e KLM avevano operato nel ’99, e fanno sapere che sono lieti di estendere l’intesa anche ad Alitalia, ma alla condizione che sia prima risanata e poi privatizzata. L’8 ottobre il Cda si riunisce per promuovere una lista, la “short list”, con i sei migliori candidati a cui cedere la compagnia aerea: Air France-KLM, Lufthansa, Ap Holding Aeroflot (società che controlla Air One), Texas Pacific Group e una NewCo (ovvero una corporazione) rappresentata legalmente da Antonio Baldassarre. Ma di questi, il 6 dicembre, giorno di scadenza per presentare l’offerta, solo in tre inviano la loro proposta: Air France-KLM, Ap Holding e la “cordata” di Baldassarre. Il 21 dicembre il Cda ufficializza la scelta di Air France-KLM come interlocutore unico per la privatizzazione: “A favore di questa – spiega - è il piano industriale di elevata credibilità e idoneo a risolvere le criticità di tipo strategico, industriale e finanziario di Alitalia, tenuto anche conto del contesto competitivo nel quale la società opera”. Ma nel momento decisivo, come già successo, cade il Governo Prodi e la protesta per salvare Malpensa dilaga subito il Lombardia. Da Parigi intanto Air France fa sapere di avere intenzione di riaprire le trattative solamente quando ci saranno degli interlocutori e quindi dopo le elezioni. Intanto il 31 Gennaio 2008 Alitalia dichiara di aver ufficialmente abbandonato gli slot sull’aeroporto di Malpensa che non utilizzerà più a partire dalla stagione estiva 2008. La SEA fa sapere di aver intentato una causa contro Alitalia per l’abbandono da parte di questa dello scalo milanese, chiedendo danni pari a 1,2 miliardi di euro (vedi qui per un commento economico sul comportamento di SEA).

Ad oggi Alitalia ha 17mila dipendenti in cassa integrazione a rotazione. Nonostante il fiume di finanziamenti pubblici (dal 1997 ha ricevuto contributi statali per quasi 7 miliardi di euro) l’azienda è al tracollo e continua a perdere circa 1 milione di euro al giorno.
Oggi (sarà la campagna elettorale?) Berlusconi vuole formare una cordata di imprenditori (forse gli stessi che hanno sostenuto il blocco per Malpensa per non perdere la comodità di Linate, facendo saltare l’accordo con KLM) per prendersi Alitalia. Mossa altamente illiberale perchè fuori tempo massimo (dov’era al momento dell’asta?(bella domanda: a fare il partito delle libertà)).

Parere personale: l’Italia ha saputo bruciare nell’ordine 1) la compagnia aerea di bandiera del Paese turisticamente più appetibile al mondo, 2) ha perso per comunalismo e provincialismi l’affare Malpensa, 3) è riuscita a spendere una intera finanziaria per sostenere Alitalia. I francesi non possono fare di peggio. Spero in Air France.

p.s.: non ho mai volato con Alitalia e devo dire che quando sono negli aeroporti internazionali guardo con pietismo i passeggeri che quotidianamente vengono lasciati a piedi per gli scioperi del personale, e mi vergogno di essere italiano.

Wednesday, March 19, 2008

Con il sorcio in bocca


Walter Veltroni ha proposto la riduzione degli stipendi dei parlamentari.

Fini si è indignato per l'ipocrisia.

Veltroni risponde: "Ho usato i soldi delle mie pensioni per fare del bene al prossimo, e Fini difetta di buon gusto".

Fini a Porta a Porta ribatte: "La sua risposta dimostra che l'ho preso con il sorcio in bocca"

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Due constatazioni personali.
1) ad una proposta seria si è cercato di alzare i toni con una polemica inconcludente.

2) come nota AleBotta, Fini evidentemente non ha letto il libro best seller La Casta che già nel maggio 2007 (p. 114) scriveva:
Walter Veltroni (ha) lo stipendio di sindaco di Roma e dal 2005 un vitalizio di 9000 euro. Che gli pesa al punto, ha spiegato a Primo De Nicola dell’Espresso [già nel febbraio 2007], di “avere provato a rifiutarlo cercando di farlo congelare” dopo di che “non essendoci riuscito perche’ l’eventualita’ non e’ previta dai regolamenti, ha deciso di distribuirlo in beneficienza alle popolazioni africane

Allora mi pare che chi è stato preso con il sorcio in bocca non sia Walter Veltroni. E suggerisco a Fini e ai suoi collaboratori di leggerselo questo libro se vogliono dibattere dei costi della politica in maniera seria. Costa meno di 20 Euro e se è troppo per le sue/loro tasche se lo faccia/no regalare da mister "139 milioni e passa di Euro di reddito".

Tuesday, March 18, 2008

PIER SILVIO… SPOSACI!!!

Affinché il precariato non sia a tempo indeterminato
Giovedì 20 marzo, ore 16.30, Civica Pinacoteca (presso piazza del Popolo)

Interverranno:
  • Maria Grazia Gatti, Candidata alla Camera dei Deputati
  • Luca Sani, Candidato alla Camera dei Deputati
  • Cinzia Tacconi, Assessore provinciale politiche sociali e del lavoro
  • Marzio Scheggi, Segretario provinciale PD
  • Andrea Benini, Segretario comunale PD
  • e i rappresentanti sindacali di CGIL, CISL e UIL.

Coordina:
  • Noemi Mainetto, delegata comunale PD Follonica


I ragazzi del PD, in questi giorni di gazebo, hanno assistito a un fenomeno per certi versi inaspettato. Fra i molti passanti che si sono interessati agli opuscoli, ai questionari e al programma che distribuivano, si sono avvicinate anche svariate persone sulla sessantina che hanno raccontato la loro esperienza: “Noi siamo scesi in piazza, abbiamo preso le botte, abbiamo lottato per conquistare i nostri e i vostri diritti, come lavoratori.” Poi aggiungevano, malinconici: “Voi giovani vi siete fatti riprendere tutto”.

Questa testimonianza, e questo sfogo, da una parte. Dall’altra Silvio Berlusconi che, alla domanda di una precaria, propone come soluzione quella di sposare un milionario. A parte l’ovvio dubbio su come avrebbe reagito un precario vero a una risposta del genere, il suggerimento di Berlusconi non è una semplice boutade, ma una spia di come certa politica si sia distaccata dalla realtà, proponendo un modello di Italia “televisivo”, in cui tutto si risolve con un sorriso o con un colpo di fortuna.

Ma c’è anche chi resta vicino alla realtà del Paese, una realtà fatta di molte persone che a trent’anni o più ancora non possono disporre del proprio futuro, sballottati fra un contratto a tempo determinato e l’altro, incerti su quello che sarà il loro domani economico e, quindi, su quale sarà la loro vita.
Per parlare concretamente di queste situazioni, per proporre risponde alle mille domande sul tema, ma anche per dimostrare a chi certe battaglie le ha vissute sulla propria pelle (a volte anche in senso letterale) che qualcosa stiamo facendo, come primo appuntamento della sua campagna elettorale il PD di Follonica sceglie un incontro su un tema così vicino alla vita di tanti.
Abbiamo invitato Maria Grazia Gatti, ex CGIL e adesso numero 18 nella lista dei candidati alla Camera del PD: un’esperta di tematiche relative al mondo del lavoro e, parola sua, una donna abituata a cambiare la propria vita con una certa frequenza. Con lei anche Luca Sani, il candidato alla Camera espresso dalla nostra zona. Interverranno anche Cinzia Tacconi (assessore provinciale per le politiche sociali e del lavoro), Marzio Scheggi (segretario provinciale del PD) e Andrea Benini (segretario del PD di Follonica).


Non mancate!

Friday, March 14, 2008

Sapere aude!

Ieri mattina in classe, durante l'ora di religione, ho avuto una discussione con dei miei compagni 18enni che hanno intenzione di votare per il Pdl. Sono un forte sostenitore del pluralismo delle posizioni e dei pensieri, e quindi non ho alcun fastidio per le loro intenzioni di voto. Quello che mi disturba è che la loro scelta non è fatta in base a quale partito ritengano migliore e con migliori proposte, ma in base a ciò che i loro genitori pensano del governo Prodi. Al di là dei luoghi comuni come "prodi ci ha lasciati in mutande" o "la Sinistra ha alzato le tasse", filtrati dalle discussioni dei loro parenti, ciò che mi disturba è la non-autonomia del loro voto. Se una persona vota il Pdl perché crede nella sua proposta di governo e nella sua effettiva capacità di realizzarlo, benissimo. Ma se vado a votare solo con lo strumento del "sentito dire" rischio di votare qualcuno che se invece mi informassi non corrisponderebbe assolutamente alle mie esigenze. Quindi inciterei i miei coetanei che vivono in una famiglia che vota il centro-destra (ma anche centro-sinistra), ad andare su internet e leggersi il programma del partito che vogliono votare e anche quello della parte avversa, in modo da poterli confrontare e valutare quale sia il migliore. Visto che abbiamo le grandi funzionalità di internet, impieghiamo 10 minuti per informarci.

Wednesday, March 12, 2008

Franceschini a Grosseto

Correre (anti-fascisti)



sulla risposta di SB ha i giornali, ci serve (anche se fascista), non servono commento.

Sunday, March 9, 2008

post a fini personali

A chi interessa domani c'è questo incontro

Lo stracciatore



Come scrive Marione: "Quando vedo Berlusconi irridere il programma degli avversari e stracciarlo in pubblico con il tentativo del colpo di teatro che somiglia invece tanto ad una mossa da guitto in difficoltà per tentare di attrarre l'attenzione, mi piace ancora di più l'idea di stare in battaglia e dare una mano concreta per la vittoria del Pd."



Qui potete vedere il video. Mi prendo, quindi, una prentesi in cui interrompo il fair-play...sperando che l'evento non si ripeta!


Ed allora potrei fare un post in cui enfatizzo la difficoltà

Ed invece, vi voglio segnalare questo post in cui si spiega qual è il voto utile in Toscana, e soprattutto l'attenta riflessione di Carlo sui Giovani, l'Utopia e il Sognare: tutto un altro stile rispetto a Berlusconi!



Wednesday, March 5, 2008

Carpe Dem: l'incontro con Benedetto Della Vedova

Vi segnalo l'incontro Carpe Dem con Benedetto Della Vedova: un pensatore liberale nel senso Hayekiano del termine.

Purtroppo non mi ha risposto (attorno al 13') come liberale, ma come politico del PDL. Peccato!

Saturday, March 1, 2008

Questione Binetti


Un mese fa il mio amico Claudio scrisse un articolo per "debito in materia grigia" che per varie problematiche non è stato pubblicato. Vorrei proporlo qui per discutere della questione Binetti.

In questo partito esiste anche un'area laica

Non so che cosa abbia in testa il comandante in capo (Walter Veltroni, sindaco di Roma, attualmente ultima speranza della sinistra italiana) facendo tutte queste uscite, apparentemente suicide ma forse con una loro logica, sui temi etici. Mi sembra che l'unico risultato ottenuto finora sia stato allontanare e togliere entusiasmo ai laici che avrebbero appoggiato il partito per inseguire inutilmente l'appoggio della C.E.I. e del Papa, appoggio che non sarà mai dato ad un partito di centro-sinistra. La senatrice democratica(cristiana) Paola Binetti, leader dei teo-dem (corrente della Margherita prima e del PD poi, molto forte all'interno degli apparati ma irrilevante sul piano dell'appoggio reale nel Paese) esce ogni giorno su giornali e televisioni, imponendo al neonato partito steccati ideologici (e l'aborto no, e la pillola no, e la fecondazione assistita è un crimine…). E Veltroni che la rincorre continuamente, ingoiando tutto, tutto affinché "nel Partito Democratico i valori cattolici siano adeguatamente rappresentati". Come credo abbiate capito io non sono cattolico. Ma questo non mi impedisce di essere un grande sostenitore dell'unione dei riformisti in un unico partito, e di considerare importantissimo il contributo che i cattolici possono fornire. Vorrei però ricordare al segretario che dalle elezioni del 1996, l'esperienza dell'Ulivo ha unito in alleanza tutti i riformisti, laici e non. Il premier Prodi, il ministro Bindi, il sottosegretario Letta, il presidente Marini fanno parte dell'alleanza da allora, hanno svolto e continuano a svolgere un lavoro importantissimo. Sono tutti cattolici convinti, ma nessuno di loro è così paranoico e intransigente come la senatrice Binetti, che lo scorso Dicembre per le sue (permettetemi il termine) follie ideologiche è arrivata a votare contro alla fiducia e rischiando di far cadere il governo, governo appoggiato interamente dal PD. Questo comportamento, completamente inaccettabile, è stato perdonato interamente da Veltroni, che spera, ingoiando la Binetti, di guadagnare ulteriori voti di cattolici. La mia paura è che Veltroni sopravvaluti enormemente il numero di voti che i teo-dem possono far confluire nel Partito, poiché alle ultime elezioni la loro presenza non ha impedito un mezzo tracollo della Margherita. I cattolici che votano il PD non lo votano certo per la presenza della Binetti, e quelli che votano a destra non ci voteranno per merito suo. Il rischio è che per guadagnare il voto della senatrice e di suo marito (e dei suoi figli se ne ha) perderemo i voti dei laici, che andranno a confluire allegramente nelle casse del PSI o della Sinistra Arcobaleno, o peggio ancora sfoceranno nell'astensionismo.


Sono d'accordo con lui, e questa riflessione è valida ancora oggi. Gradirei che ognuno esprimesse le proprie considerazioni.