GROSSETO. Dopo gli agriturismi, le sagre, troppo spesso trasformate in trattorie all'aperto. Confesercenti è determinata a mettere un freno a tutte le forme di "concorrenza sleale" alla ristorazione tradizionale. Se ne parlerà domani, in un convegno a Grosseto Sviluppo (via Giordania, dalle 9, ospiti fra gli altri gli assessori Canuti e Chelini).
A illustrare le proposte e le richieste di Confesercenti ci saranno il direttore Daniele Angiolini e il presidente Pier Ferruccio Lucheroni, spalleggiati dal presidente regionale dei pubblici esercizi, Pasquale Caprarella.
Chiederanno ai due assessori presenti e ai Comuni maremmani di applicare la legge regionale sul commercio che, in parte, disciplina le sagre. Ma anche di attivarsi per firmare un protocollo d'intesa, come è avvenuto nella zona del Mugello, che imponga alle sagre regole precise.
Troppi, infatti, gli esempi di sagre che niente hanno a che fare con prodotti tipici, appuntamenti, valorizzazione del territorio, ma sono solo dei ristoranti camuffati fatti con l'unico scopo di attirare gente.
«Siamo stanchi - dice Daniele Angiolini - di assistere allo spettacolo tipico di ogni primavera-estate in Maremma, quando ogni frazione o paese ha la propria sagra, anche per 4 settimane consecutive, in cui si somministra di tutto senza una regola. In alcune frazioni più sagre coprono ininterrottamente il periodo dal primo luglio al 31 agosto. Così facendo si ammazza la ristorazione tradizionale».
Ogni Comune dovrebbe presentare una lista delle sagre entro il 31 dicembre dell'anno precedente: «Solo in pochi Comuni la fanno. Eppure questa è già una norma di legge (vedi testo in alto, ndr), che qualcuno dimentica. Sarebbe già un primo tentativo di regolarizzare un mondo che è lasciato molto all'improvvisazione di comitati, società sportive, associazioni».
Confesercenti chiarisce di non essere "contro" le sagre, ma solo di volerle vedere inserite nel contesto giusto: «La sagra è l'occasione per valorizzare un evento, un prodotto tipico, una ricorrenza civile o religiosa. La legge stabilisce che, se si riuniscono più persone per qualche motivo, allora è possibile avere una licenza temporanea per somministrare da mangiare. Questo è il percorso. Non può essere concepito alla rovescia: si fa da mangiare, di tutto e a prezzi che la ristorazione tradizionale non può permettersi, così si attirano le persone».
Confesercenti contesta dunque modalità e tempi. «Quest'estate ci sono state sagre durate ventotto giorni consecutivi. Oppure 4 fine settimana di seguito. Sono stato in posti dove il menu prevedeva 8 primi e 8 secondi. Sono sagre queste? Sono ristoranti, fatti solo per far soldi. Se invece la sagra la fa una Pro-loco o una società sportiva, contenuta nei tempi e nell'offerta, legata al paese, al territorio, al prodotto particolare, allora ben venga».
Quindi, secondo Confesercenti, servirebbe un protocollo d'intesa che imponga regole più strette e condivise. «L'hanno fatto in Mugello, da non molto (consiste di 10 punti, fra i quali il legame con territorio e prodotti tipici e il limite di 12 giorni di durata massima, ndr), si potrebbe fare anche qui. Potrebbe essere un accordo fra Comuni, magari per aree omogonee, non necessariamente uguale per tutta la Maremma: uno per l'Amiata, uno per le Colline metallifere, uno per la costa. Basterebbero alcuni semplici paletti, per non mettere in ginocchio la ristorazione tradizionale».
di Guido Fiorini